
Hotel Villa Signorini Ercolano (NA)
Nel magico scenario tra la mirabile Reggia di Portici, l’arcana Villa dei Papiri ed il mare, sorge Villa Signorini, autentico gioiello di architettura settecentesca. Edificio del XVIII sec. inserito nell’elenco delle Ville Vesuviane
Nel magico scenario tra la mirabile Reggia di Portici, l’arcana Villa dei Papiri ed il mare, sorge Villa Signorini, autentico gioiello di architettura settecentesca. Edificio del XVIII sec. inserito nell’elenco delle Ville Vesuviane. La cura dei particolari ed il restauro conservativo degli elementi storici come affreschi, mobilia pavimenti e infissi operato sotto la stretta vigilanza della Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici, di quella per i Beni Artistici e Storici e dell’Ente per le Ville Vesuviane fanno di Villa Signorini una delle più preziose ed esclusive ville vesuviane in cui è possibile respirare la storia che lo stesso edificio ha vissuto nei secoli.
“Villa Signorini” si trova al confine tra i comuni di Portici e di Ercolano lungo la Via Roma, già Via Cecere, che anticamente conduceva dal corso principale, il famoso Miglio d’Oro, al mare. Esso è circondato su tre lati da un ampio giardino, tra i pochi delle ville vesuviane ad essere giunto fino a noi intatto, nell’estensione se non nella morfologia. Il giardino è formalmente diviso in tre parti: una centrale, propriamente decorativa e sfondo ideale del manufatto, e due laterali, che erano le antiche pertinenze agricole della villa, come testimoniano le fonti notarili.
La villa ha miracolosamente conservato le sue prerogative ambientali: alle spalle il suo giardino confina con il bosco di Portici, mentre sul davanti lo sguardo può spaziare fino all’orizzonte sugli scavi di Ercolano, superando l’area vincolata che ricopre la “Villa dei Papiri”; a valle si abbraccia con lo sguardo l’intero golfo di Napoli, da Punta Campanella a Capo Posillipo; a monte il panorama è sovrastato dal Vesuvio e dalla reggia. Le indagini storiche sull’edificio sono state rese complesse dal fatto che, a causa dell’esenzione fiscale che si estendeva da Napoli fino ai centri prossimi a Portici, non vi era catasto (questo privilegio venne abolito nel 18 77 dallo stato unitario).
In assenza di fonti documentarie certe, strumento fondamentale è stato lo studio della documentazione cartografica, in particolar modo della pianta del duca di Noja e di quella del Geri, nelle quali compare la villa e che costituiscono, quindi, il termine ante quem per la sua edificazione (la metà del XVIII sec.).
Anche l’attribuzione non è certa. In assenza di fonti documentarie essa è stilisticamente attribuibile all’ architetto Domenico Antonio Vaccaro, peraltro molto attivo in zona, aderendo in ciò alla proposta di Roberto Pane. Del primo proprietario della villa, tale Don Andrea Alfano non vi sono notizie certe. Durante il decennio francese, nel 1809 la formazione di un catasto provvisorio ci fa conoscere in Giovanbattista Cirelli il proprietario della villa e del fondo rustico ad essa annesso. Successivamente la villa passa a Luigi Gaetani dell’Aquila d’Aragona che, morto nel 1856, lascia questa proprietà ai figli.
Nel 1884 il cespite viene venduto a Carlo Brancia principe d’Apricerna. Alla morte di questi i suoi beni passano alla moglie ed ai suoi figli. Nel 1911 Ia vedova del principe d’ Apricerna che nel 1903 era entrata nel pieno possesso del bene, vende villa e terreno circostante a Paolo Signorini, il titolare di quella che diventerà la più importante industria agro alimentare dei mezzogiorno. Fu proprio Paolo Signorini, nel trasformare l’edificio in propria abitazione a determinare le maggiori modifiche che noi oggi vediamo, tutte, comunque, di modesto rilievo, con l’eccezione di due rampe di scale in calcestruzzo armato che collegano la terrazza del piano nobile con il giardino, segnando fortemente la facciata postica. Sì tratta di elementi di gusto floreale che bene si ambientano con il ridente gusto rococò imperante (ci riferiamo alle chiusure in ferro battuto e vetro della loggia sul giardino, alle decorazioni a stucco e su carta del piano nobile e ad alcuni infissi interni in legno).
A fine ‘900 la proprietà venne alienata dagli eredi Signorini e dopo i lavori di restauro, la società che gestisce la villa dopo secoli di gelosa chiusura al pubblico dell’edificio ne ha fatto una struttura di uso pubblico per manifestazioni culturali e di spettacolo, feste e cerimonie che oggi è anche un elegante Relais a 4 stelle con 18 camere ( 13 classic e 5 Suites ) con un raffinato ristorante “ Le Nuvole “ dove vengono serviti piatti della cucina tradizionale partenopea utilizzando prodotti tipici locali.
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